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e star a garbo in un mondo sgarbato,
che duramente poi ci ruba a loro
e mai del loro amor non ci compensa! 30
Letteratura italiana Einaudi 292
Giuseppe Giusti - Poesie
Torno al viaggio, e come fece Flacco
del suo da Roma a Brindisi (quel Flacco
che di sommo maestro e sommo porco
fra poeti di Corte ha la corona),
te ne racconto i minimi accidenti 35
per celia; per veder se li so dire
senza le gretterie de mestieranti.
Venni per Diligenza, o se tu vuoi
in uno di quei trespoli ritinti
e battezzati poi per diligenze;40
nome francese, che con altri mille
portati qua dagli usi oltramontani,
cittadinanza dalla Crusca aspetta;
e l otterrà; ché il cambio delle voci
fra gente e gente, come l ombra al corpo, 45
tien dietro al cambio delle cose umane;
né straniero vocabolo corrompe
l intrinseca virtù d una favella,
quando lo stile riman paesano,
quando il campo de versi e delle prose 50
non è pestato vandalicamente
dai nostri poliglotti&
grammatici di sarti e di stallieri.
Al contrattar de posti, un certo arnese
incavernato in fondo a uno stambugio, 55
e che pareva un ràgnolo, o il Minosse
(come direbbe un Arcade buon anima)
de mezzani di ruote, assicurava,
sulla santa onestà di casa sua,
che comodo, pulito, ottimo il legno, 60
lesti i polledri e più che galantuomo
il vetturino, ci avrebbe in tre ore
sbarcati al posto. Ed eccoti la biga
ch avea figura d una cazzarola,
con due cavalli, anzi due cavallette 65
Letteratura italiana Einaudi 293
Giuseppe Giusti - Poesie
di quelle di Mosè là dell Egitto,
che della pena di lasciar la stalla
ansavan come mantici. Piovuto
dalla croce sinistra del Calvario
credei lo sciamannato Automedonte 70
frusta-carogne; ma il cappello torto,
la ghigna, il pelo, il sigaro e il mal garbo
mascheravan da birba un briacone
buon diavolaccio. Cinquanta facchini
cosacchi di Dogana e d osteria, 75
s avventarono addosso alle valige;
e caricando, inzeppando, legando,
accatastando il misero bagaglio,
s urtano e si scanagliano tra loro,
con fitta ortografia di giurammii 80
nuovi, arditi, da far testo di lingua.
Indugiammo, pagammo, contrastammo,
poi c infilammo dentro per la cruna
d uno sportello, che non vi fu cristi
che stesse mai né aperto né serrato. 85
M era compagno un Potestà, Pilato
d un paesuccio di questi contorni,
che venuto a seccare il Presidente
per crescita di paga, o per mutarsi
a birreggiare in un altro pollaio, 90
se ne tornava colle tasche piene
dei soliti vedremo, penseremo,
(verso che ho speso già nel Gingillino).
Era seco la moglie: una figura
tra le due selle, né bella né brutta, 95
né giovane né vecchia, e riportava
alla Potesteria grave tesoro
di fagotti e di scatole, con dentro
cuffie, ciarpe, cappelli e vestitini,
da fare invidia a quante bottegaie 100
Letteratura italiana Einaudi 294
Giuseppe Giusti - Poesie
vanno la festa alla messa cantata.
Accanto a me, dal lato delle brenne,
una povera donna montanina
lieta recava al petto un trovatello
preso là nel buglione, ove s insacca 105
dal matrimonio e dallo stupro a gara,
o legittima o no, l umana carne.
Oh benedetta, miseri innocenti,
la pubblica pietà che vi ricovra
nudi, piangenti, abbandonati! A voi 110
il casto grembo della cara madre
e del tetto paterno il santo asilo
che dà l essere intero, e dolcemente
l animo leva a dignità di vita,
error, vergogna, delitto e miseria 115
chiude per sempre! Crescerete soli,
soli all affetto e malsecuri in terra;
al disamor di genitori ignoti,
come la pianta che non ha radice,
maledicendo! Prendemmo le mosse 120
con un chiocco di frusta e un gran sagrato
che tuonò da cassetta: e allor tra noi
strimizziti in quel bugno, incominciò
un incrociar di gambe, un tramenio
di pastrani, di scialli e d altri cenci, 125
e un baratto di scuse e di lamenti,
e di profferte fatte a mal di cuore.
Parlai col Potestà del più e del meno,
e ci tastammo reciprocamente,
egli su i liberali, io sulle spie. 130
Conobbi al fin de conti esser costui
uno dei tanti che, posti a ciucare
sotto un governo di scrivani, tirano
a dare un colpo al cerchio, uno alla botte
e a morir giubbilati e pensionati: 135
Letteratura italiana Einaudi 295
Giuseppe Giusti - Poesie
chi casca casca, e rimanga chi vuole:
esso, dal canto suo, sentì l umore
o lo sapeva: in somma delle somme,
io rispettai l impiego, esso l Italia,
e passammo la strada in santa pace. 140
Giunti al Poggio a Caiano, un brulichio
di livree, di galloni e di soldati
segno ci fu che fosse Su Altezza
passato in villa e a rimettersi in gamba
dalle paralisie governative. 145
Lì m aocchiò di volo un segretario
di quelli da campagna, e dal cancello
ratto mi salutò con quel saluto
dell uom che dice: guardami, e va via.
Andai. La grave nebbia che ponzava 150
fino dall alba, incominciò di vena
a liquefarsi in lentissima pioggia,
fredda, spessa, minuta, come quella
che cade al mesto cader delle foglie,
e si suol dire che gabba il villano; 155
e a me che soffro di paturne, e un suono,
un detto, un cenno, un varïar di cielo
rivocano alla mente i casi andati,
quel piover lento ricordò la stanza
ov io là nell autunno i dì piovosi 160
rallegrava con te, sacro Alighieri,
con te che le toscane corde armasti,
e suon rendesti alla romana lira
che per lungo silenzio parea fioca:
ma più alto d Omero, e più di quello 165
che ti fu guida giù nel cieco mondo
e sul pel monte che l anime cura,
non tanto il forte immaginar ti leva
e l impeto di larga onda vocale,
quanto la nuova, che da Dio ti venne, 170
Letteratura italiana Einaudi 296
Giuseppe Giusti - Poesie
luce intellettüal piena d amore,
e ti rapì dal senso al primo vero,
all eterno dal tempo. Oh, come allora
m inebrïasti della tua parola!
Come l ingegno incerto illuminasti! 175
Teco il solingo amante onde a Valchiusa
manda sospiri ogni anima gentile;
e teco era colui che di portenti
e di sogni e di fole empì le carte
a perigliosi voli affaticando 180
mirabilmente l italica musa.
La vereconda, nell ardita foga
scompose i veli e palpitò sovente
della caduta: e poi ch ebbe condotto
per man Torquato a più battuta cima, 185
sazia cessò molt anni e si nascose.
La Potestessa, invece, a intorbidarsi,
a fare un viso di dolor di corpo,
a guardar fuori per aria, e contare
le nuvole e le gocciole, e pregarci 190
di gridar, ferma, e chiedere se bene
erano assicurati, eran coperti
i bauli, le scatole, i fagotti
dietro, sopra e davanti. E il vetturino
e noi tre (il Potestà, la balia ed io) 195
a consolarla, a dire, a spolmonarci
che tutto era tappato, arcisicuro,
che nemmeno il diluvio universale
le avrebbe fatto l avaria d un nastro.
Fiato perduto; quanta fu la via, 200
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