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[143] A cui rivoltosi prestissimamente Settimio dicea:
 O quanto siete ingannati! Io sono quelli che, cono-
sciuta la bellezza e  l paese del preso isparvieri, con
grande efficacia quello ti racomandai, ch diligentissi-
ma guardia n avessi. [144] E ancora alla mia diligentis-
sima voglia agiugnendo, come quelli che magior cura
n avea, sendo qui venuti e quasi dimenticato da ttutti,
io solo memoria s n ebbi: il perch sanza dubbio, come
chiaro sapete, sendo guari soprastato, mora; anzi per
mio ricordo giustamente giudicare si dee me risucitato
avello  .
[145] Resio, che ancora niente detto avea, con uno
soghigno isdegnoso, mostrando fierezza col gesto, cos a
tutti parle:
 Io mi penso che, pure possendo, a mme torto n in-
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giuria farete. Stolte sono le vostre pruove o ragioni a
ppensare, per che Melissa mia a mme torre la vogliate.
[146] Qui non si declama dinanzi a giustissimi giudici,
ch certo per infinite ragioni dinanzi a lloro declaman-
do, mia essere giudicata sarebbe; ma lascille tutte per lo
presente passare, e lei solo domandate quale fu la ma-
gior grazia o ventura che mai avessi. Per che non dubito
punto voi tutti di sua risposta fermissima giudicherete
l essere di sparvieri fanciulla bellissima divenuta. [147]
Omai, omai vogliate la mia cosa sanza molestia, s come
in possessione di lei ultimamente si era, lassallami posse-
dere, e per vostre irragionevoli voglie mia ragione mole-
stare non vogliate  .
Detto Celio cos, con fierissima faccia i compagni a
torta luce guardava, i quali non meno di lui, ciascuno
nel loro fermo e indurato proposito stando, quella volie-
no. [148] E dopo molte contese e risse fra lloro pi tosto
mortali che civili, dove ciascuno con fiero e infiammato
proposito sua voglia empiere si volea, e mentra che in s
intrigati pericoli cogl incrudeliti animi s aparechiavano
e rivolgiensi, non piagliando determinato partito nella
loro tanto indissolubile controversia, anzi pi tosto ac-
cesi con ira infiammata vegnendo in dolorosa confusio-
ne, Laerte, di non meno iracundia che fierezza, cos a
ddire comincie:
 Io sempre da miei antichissimi e famosi regi ho per
regola tenuta e apresa che dove luogo nonn avesse ra-
gione per mancanza di convenevole giudice, la forza in
luogo di quella accettare e seguire si dee. [149] Onde
chiaro veggiamo che per questa tanto aprovata via gl im-
perii, che tutti sopra alla terra abitabile sono, quantun-
che grandi o piccoli istati, la forza ragionevolemente
quelli ha costituiti e formati. [150] Per che, sendo il caso
presente n avendo convenevole giudice, io giudico e di-
co che la nostra ragione al presente istia nell armi; im-
per che, veduto l animo di ciascuno di noi, non mi pare
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potere pi partito laudabile elegere n pigliare. [151] E
se questo pure per animo ispiacevole o traverso negare
si volesse, la necessit della causa pure pigliare cel fare,
ch per sua natura vedere lo potete che per superiore
non avere alla zuffa vegnamo. Omai, invocando l animo-
sissimo Marte, deh, tosto vogliamo ordinare le nostre
battaglie! [152] E io per me il primo in sul campo mi
metto, protestando coll armi in mano Melissa nel tutto
esser mia: e chi in contradio di dire aldacia n avesse, fac-
ciasi avanti, ch io non dubito, per li dii immortali, che
del suo errore presto ricredente il fare o elli me di lei
colla vita privato fare  .
E prese l armi, in quella ora aparecchiato s oferse,
molto pi con ardente animo che infino a quel punto
mostrato avesse.
[153] Udito questo i compagni che attenti ardentissi-
mamente istavano, non con meno ferocitade di lui in co-
tale maniera subito uniti dicieno:
 Quanto, o Laerte, tu di , a nnoi sommamente si pia-
ce. Omai tosto forma alla battaglia prendiamo, s che in
noi confusione adivenire non ne possa  . E metiesi cia-
scuno di loro quanto meglio in punto potea.
[154] E mentre che queste cose con grandissimo peri-
colo di ciascuno praticando la forma della animosa zuf-
fa, la tanto acorta e bella Melissa, veggendo la fiera
giovanaglia tanto ferma e animosa istare e a llei chia-
ramente parendo dovere dolorosissimo fine avere, per
sospetto di quello alli animosi giovani piatosissimamen-
te tali parole dicea:
 Io mi creda che miei dolorosissimi fati fine avesor
posto alla mia affannata e dolorosissima vita; [155] or
non so, n pensare mai potrei, e non credo che ingegno,
quantunche nobile e alto si sia, vedesse o immaginasse
giamai la piggiore n pi terribile che lla mia dolorosa
fortuna. Ahi, malvage e infilicissime istelle! Ahi, infortu-
natissimo punto! Ahi, cielo tutto disposto a malizia
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quando io tanto misera creata s fui! O lumi, o celestiali
istelle, o potenzie etternali! [156] e Melissa la isventu-
rata dolorosissimo essempro delle vostre tanto potenzie
infilici! e Melissa la dolorosa universale conforto
d ogni affannata e tempestata mente, vegendo solamen-
te i miei tanti infilici e inusitati mali udirli o narrarli! E e
Melissa, o idii immortali, o uomini, o ispaventevoli furie
infernali, ultimo dolore e miseria, ultimo supplicio e an-
goscia, ultima tristizia e lamento per le vostre incom-
prensibili potenzie in me tutte operate e vedute! [157]
Che dunque dire o immaginare posso altro che essere
istata creata, allattata, cresciuta e ultimamente attuffata
nelle profonde onde di Istige, d Accaronte, Cocito e Le-
te e Fregetonte, fiumi dolorosissimi infernali, sollazzo
delle ispaventevoli furie Eletto, Tesifone e Megera, som-
mo dispetto all ampia deitade delli iddii del cielo? [158]
Ahi, lasso a mme misera! fu mai creatura alcuna che
qualche parte di tempo in alegreza a llei conceduto,
quantunche in somma infilicit e miseria sia istata, che
lietamente non abbi passato? [159] Io per me non che
filice tempo ato io abbia, ma certo dolorosissimo e ter-
ribile dal principio dello mio nascimento infino a questa
ora veduto me l hoe. Questo notorio a ttuto il mondo si
e. [160] Or non fu la mia genitrice figliuola del valoro-
so Pidasio di stirpe dello antico Dardano del grande
Giove figliuolo? La quale bellissima donzella il padre e
la sua madre perde, anunziatolo pi anni dinanzi dalla
sua attenente e divina Cassandra, e chiaramente a llei di-
cendo, quando in levante ande il suo tanto chiaro geni-
tore, che quello mai pi rivederebbe; ma Appollo gi
mai concedette che creduta si fosse. [161] E ancora alla
madre di lei Melissea, chiarissima ninfa, a mme famosis-
sima ava, chiarissimo anunzie ch ella per dolore i suo [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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